PROGETTO
DEL PATRIARCATO UCRAINO DI GREGORIO XVI
Alexander Baran
Analecta OSBM, Section II, Volume III (IX) 3-4, 1961,
pages 454-475.
Il problema dell'erezione di un Patriarcato Ucraino non è sorto soltanto
nel secolo dicianovesimo. Già nell’anno 1583 durante le prime
trattative svolte da parte della Metropolia di Kiev con la Santa Sede, e che
avevano come scopo l'unione della Chiesa Ortodossa con la Chiesa Cattolica,
gli ucraini e i bielorussi chiedevano la creazione di un Patriarcato in luogo
dell’antica Metropolia. L'anno dopo, poichè si prospettava la
possibilità dell’unione di tutto l’Oriente Cristiano, la
Santa Sede pensò all’opportunità di trasferire il Patriarcato
Costantinopolitano sul territorio Ucraino1.
Dopo la conclusione dell'Unione di Berest (1596), ai tempi del Metropolita
Giuseppe Velamin Rutskyj, la questione acquistò un importanza maggiore,
poichè nell'anno 1623 gli ucraini dissidenti promisero di accedere
all’unione, se fosse stato creato il Patriarcato di Kiev. Il Metropolita
Rutskyj s'interessò sinceramente di questa proposta e dopo lunghe trattative
giunse a certe posizioni comuni con la gerarchia dissidente, sicchè
il 4 maggio 1624 mandò a Roma tutte le proposte relative all’erigendo
Patriarcato. A Roma tuttavia, data la complessità del problema, non
si seppe per allora come risolverlo concretamente, e tutta la questione fu
rimandata ai tempi, in cui si potesse vedere più chiaramente circa
il da farsi. La S. Congregazione de Propaganda Fide sollevò questo
problema soltanto nel 1629 e dopo tre sessioni (4 e 22 gennaio e 6 luglio)
si pronunciò in linea di massima favorevolmente circa l’erezione
del Patriarcato di Kiev. Ciò fu d’incoraggiamento al Metropolita
di continuare le trattative con i dissidenti, ma purtroppo col decorrere del
tempo le circostanze mutarono sfavorevolmente per gli ucraini e i bielorussi
uniti. Nel 1631 morì il Metropolita dissidente di Kiev Jov Boreckyj
con il quale Rutskyj conduceva le trattative, mentre il suo collaboratore
Arcivescovo Melezio Smotryckyj già nel 1627 passò dalla parte
dell’unione. In effeto nel campo dissidente con c’era più
una personalità autorevole ed anilata di buona volontà, con
cui si potesse contuniare le trattative. Si aggiunse a questo il fatto che
durante il regno del nuovo re polacco Vladislao IV (1632-1648) gli ortodossi
ebbero maggiori privilegi degli uniti alla Chiesa Cattolica, e in seguito
a ciò per un tempo non desideravano nè l’unione nè
il Patriarcato2.
Tale atteggiamento dei dissidenti non durò tuttavia a lungo, perchè
per l’interesssamento del Palatino di Volynia, Principe S. Sangusko,
nel 1635 furono rinnovatte le trattative unionistiche e riproposto il problema
del Patriarcato3. Il nuovo Metropolita
dissidente Pietro Mohyla era favorevole all’unione a condizione che
fosse creato il Patriarcato di Kiev; egli però doveva procedere con
cautela per non perdere il favore dei Cosacchi4.
Anche la Santa Sede procedette in tutto questo problema del Patriarcato molto
cautamente. Essa non voleva provocare sentimenti di ostilità verso
Roma nei greci dato che in quei tempi c’era la speranza anche della
loro unione con la Chiesa Cattolica5.
Per tutte queste ragioni non si giunse alla creazione del Patriarcato, sebbene
per opera dei Metropoliti uniti di Kiev e del re Vladlislao IV6
le trattative tra i cattolici ed i dissidenti durassero ancora per molti anni.
La questione dell’erezione del Patriarcato di Kiev divenne per l'ultima
volta attuale negli anni 1673-74, quando il Re polacco Giovanni Sobieski,
per far cessare le lotte religiose interne ed ottenere la unione con la Chiesa
Cattolica di tutta l'Ucraina e la Bielarussia, propose al Nunzio Apostolico
di Varsavia la creazione del Patriarcato al posto dell’antica Metropolia
di Kiev7. Tuttavia questa volta la
Santa Sede, assillata com’era dal pericolo turco, non potè occuparsi
a più a fondo di questo problema, per cui la Metropolia unita di Kiev
rimase soltanto Metropolita, finchè lo Zar della Russia Nicolò
I non l’ebbe dfespoticamente soppressa nell’anno 18398.
Dopo questa violenta soppressione rimase cattolica soltanto la Chiesa di Halicia
[Galicia], la quale, dopo la spartizione dell Polonia nel 1772, fu assegnata
all’Impero Austriaco. Per essa nel 1808 fu rinovata l’antica Metropolia
di Halyc9.
Per questa rinnovata Metropolia ed anche per gli ucraini dell’Ucraina
Carpatica, I quail anch’essi si trovavano a far parte dell’Impero
Austro-Ungarico, il Papa Gregorio XVI, per sollevare gli ucraini cattolici
a protestare contro la violenta soppressione della Chiesa Unita degli ucraini
e dei bielorussi sotto l'occupazione russa, decise di creare un patriarcato.
A questo scopo all’inizio del mese di maggio del 1843 la Segretaria
di Stato spedì al Governo Austriaco una «Pro-Memoria»,
nel quale si diceva che era necessario concedere agli ucraini cattolici una
maggiore dignità gerarchica, e cioè: o Patriarcale o Primaziale,
e che il Patriarcato sarebbe stato per essi più consono; tuttavia se
l’Ungheria, di cui gli ucraini carpatici erano sudditi, non fosse d’accordo
pelr il Patriarcato, o per un Primate per tutti gli ucrailli, erano da crearsi
per essi due Primati10.
Metternich, capo del Governo Austriaco, ricevuto il citato «Pro-Memoria»,
rimase entusiasta dell’idea del Patriarcato e promise il suo pieno appoggio
alla realizzaione dei pia,o del Sommo Pontefice11.
Nonostante tutto ciò il progetto non potè essere realizzato
a causa della situazione politica che era venuta a crearsi. Infatti in Ingheria
già nel 1844 si stava diffondendo il nazionalismo irredentista, il
quale dopo Quattro anni condusse all’insurrezione nazionale mgiara?
L’insurrezione fu domata nel 1849, ma I moti insurrezionali ebbero come
una delle conseguenze la caduta del Governo di Metternich; e così l’idea
del Patriarcato Ucraino perse il quo potente caldeggiatore.
La Santa Sede, nonostante tutti questi cambiamenti, non perse la speranza
di realizzare I suoi paini, e quando il 31 luglio 1850 il Primate ungherese,
per raccomandazione del Governo di Vienna, postulò dal Sommo Pontefice
Pio IX l’erezione di una Metropolia Romena in Transilvania12,
essa risollevò la questione del Patriarcato Ucraino, chiedendo al Nunzio
Apostolico di Vienna informazioni circa la possibilità concreta della
sua istituzione13.
Il Nunzio rispose alla domanda di Roma il 1à aprile 1851, assicurando la Santa Sede che gli ucraini s meritavano ed avevano bisogno di questo Patriarcato, ma che, nelle circostanze di allora, sopratutto a causa dell’opposizione degli ungheresi, non era opportune la sua erezione14.
Purtroppo in questa relazione del Nunzio Apostolico di Vienna non è
difficile riconoscere l’influsso della Gerarchia magiara, la quale non
voleva permettere che si arivasse all’unità religiosa tra la
Halicia e l’Ucraina Carpatica. Le critiche che il Nunzio fa nella sua
relazione al Vescovo di Mucaciv, basilio Popovyc, non sono altro che la ripetizione
delle critiche ed accuse dell’Episcopato magiaro contro il Presule ucraino,
il quale lotto sempre per l’unità religiosa e nazionale degli
ucraini nell’Impero Austriaco.
La questione del patriarcato Ucraino fu trattata a Roma il 15 marzo 1853 dalla
Segreteria di Stato nella S. Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinarii,
dove, dopo l’esame di tutti i documenti insieme con l’ultima relazione
del Nunzio Apostolico di Vienna, i Cardinali presenti decisero che non si
poteva ancora creare un solo Patriarca per tutti i cattolici di Rito Bizantino
nell’Impero Austriaco; e tutta la questione fu differita ad altro tempo15.
Così finì il grandioso e lingimirante progetto del Sommo Pontefice
Gregorio XVI; tuttavia, sebbene esso non fu realizzato, divenne la base dell’azione
che più tardi il Papa Leone XIII promosse per la creazione del Patriarcato
di Leopoli. Di questa azione noi qui non possiamo occupareri, perchè
i documenti di quell recente periodo storico non sono ancora sucetibili di
pubblicazione. Ci limitiamo quindi alla pubblicazione di quell materiale documentario
degli Archivi Romani, che si riferiscono al progetto del Papa Gregorio XVI.
1.
Roma, V. 1843.
La Sede Apostolica comunica al Governo di Vienna il suo progetto per l’erezione di un patriarcato ovvero Primazia degli Ucraini Cattolici d’Austria
ASV, Acta S. Congregationis Concistorialis, an. 1953, vol. II, Fasc. 45, s.n.
Pro-memoria intorno ai cattolici Ruteni
communicata dall’I.R. Gabinetto Austriaco nel maggio 1845.
La recente defezione di alcnni Vescovi Ruteni16 dalla cattolica unità, disgraziatamente avvennta nella Lituania e nelle adiacenti regioni, le circostanze che l’accompagnarono; tutto ciò che fu poi messo in opera per avvolgere loro scisma l’intiera popolazione delle rispettive provincie; e il danno spirituale di una gran moltitudine di anime che n’è derivato; siccome cagionarono il più vivo cordoglio nel paterno animo del Sommo Pontefice17 ; così l’hanno obbligato ad occuparsi in maniera particolare dello stato di quella travagliata nazione, affine di adottare col divino ajuto quei provvedimenti che si trovassero i più idonei a riparare all’accaduto, o ad impedire se non altro ulteriori rovine. Fra i molti oggetti di affiizione e di timore che in tale considerazione ci sono presentati a Sua Santità, fu per Essa di non lieve conforto il volger lo sguardo a quella non piccola porzione di Ruteni cattolici, i quali hanno la felicità di trovarsi nei dominii Austriaci, ove l'augusto Imperatore e Re18 ascrive a particolare sua gloria il proteggere la vera Religione Cattolica con prestarsi volenteroso a coadjuvare la S. Sede in ciò che riguarda il maggior bene spirituale dei fortunati suoi sudditi.
Intanto questi stessi Ruteni soggetti all’Austria, sebbene si veggano
trattati amorevolmente dal suo Governo, pure è ben lungi che siano
esenti da gravi pericoli di seduzione. Ed è appunto su tale riflesso
che la Santità di Nostro Signore si è determinata a chiamare
l'attenzione del religioso Sovrano. Esiste pur troppo anche in questa porzione
della Nazione Rutena un gran residuo della sua antica animosità verso
i Latini19; la quale trova tuttora
il suo alimento nel paragone umiliante fra la diversa condizione di questi
e di quelli. Non può difatti non riconoscersi che ad onta delle contrarie
disposizioni di Sommi Pontefici20 una
gran parte delle nobili e ricche faimglie, appartenenti anticamente al rito
Ruteno, sono passate di tempo in tempo al Latino; che le Chiese dei Ruteni
sono men belle delle Latine; che i relativi benefizi eeclesiastici sono più
scarsamente dotati; che il Clero in genere, e in conseguenza anche il popolo,
è meno istruito in confronto dei Latini. Vero è che questa inferiorità
d’istinzione deriva principalmente da altra causa intrinseca, cioè
dal non essere interdetto ai Preti Ruteni, l’uso del matrimonio contratto
prima dell’ordinazione, e dal trovarsi quindi i medesimi soverchiamente
distratti dalle moltiplici cure della propria famiglia: al che si aggiunge
che l'Ordine dei Monaci Basiliani, che in altri tempi si distingneva tra loro
per le virtù e per la scienza, trovasi ora ridotto ad un piccolo numero
di poco valenti soggetti. Ma in ogni modo la ignoranza stessa siccome contribuisce
senza alcun dubbio all’avvilimento della Nazione, così alimenta
in essa l'invidia verso i Latini, e indebolisce il suo attaccamento alla cattolica
unità. Non mancano intanto per altra parte motivi e circostanze che
invitano gli stessi Ruteni allo scisma; poichè oltre all’esservi
anche ne’ Domini Austriaci una gran moltitudine di greci scismatici
(con dieci Vescovi dipendenti dalla Metropolitana scismatica di Carlovics21,)
hanno poi i Ruteni medesimi quasi sotto i propri occhi lo stato in apparenza
floridissimo delle Chiese Russe scismatiche nelle vicine regioni, ove un potente
Monarca22 nulla purtroppo risparmia
di quanto crede poter contribuire alla dovizia e allo splendore del suo pretesto
cattolico culto orientale.
In tale stato di cose egli è facile il riconoscere la convenienza,
anzi la necessità di determinarsi a dei prudenziali provvedimenti per
sollevare i Ruteni degli Stati Austriaci dall'avvilimento nel quale si trovano,
e con ciò raffermarli il più che si possa nell’attaccamento
e nello amore alla cattolica unità. La cosa non è senza grave
interesse anche dal lato della politica; ma non è nell’intendimento
di questi fogli il considerarla sotto un tal aspetto. Bensì il S. Padre
si propone d'interessare la religione dell’augusto Imperatore e Re a
cooperare coi suoi ajuti e colla sua protezione alle misure che dalla stessa
Santità Sua si giudicherebbero convenienti al bene spirituale della
Nazione Rutena.
Fra i vari provvedimenti che in questa considerazione si presentarono come vantaggiosi a a quell fino, uno ve n’è che sembra dover essere il principale, cioè quello di dar ai Ruteni un Capo Ecclesiastico fornito di particolare onoranza e di convenienti prerogative, il quale sotto la necessaria dipendenza della S. Sede abbia poi il modo di proteggere il Rito Ruteno e di rimetterlo in quello splendore che gli conviene.
I Ruteni cattolici dei Domini Austriaci si trovano principalmente nell’Ungheria
e nella Galizia; e sebbene formino una popolazione di vari milioni, padre
non hanno in tutto che quattro Vescovi, cioè i Prelati di Leopoli e
di Premislia nella Galizia; e quelli di Munkatz e di Eperies nell'Ungheria:
lo che peraltro vuolsi intendere dei ruteni strettamente tali; poichè
si hanno anche altre Chiese vescovili in Ungheria od in Transilnmia, nelle
quali il rito è il medesimo, ma la lingua è diversa, e sarebbero
la diocesi di Crisio composta di Serviani, e le diocesi Valache di Gran Varadino
e di Fogaratz. Tra tutti questi Prelati di Ungheria non v’è n’ha
veruno che abbia grado superioe a quello di semplice Vescovo: e lo stesso
accadevva nella Galizia, ove poi il Sommo Pontefice Pio VII ad istanza dell’Imperatore
Francesco di g1. me. innalzò LeopoIi coll’unito titolo di Halicia
al rango di Chiesa Metropolitana 23.
Ora pertanto se si vuole onorare i detti Ruteni col sottoporli ad un superiore
ecclesiastico di maggior grado, converrebbe dar loro un Primate o un Patriarca.
Il Patriarca sarebbe al certo gradito da essi assai più, come quello
che più si confà alle antiche abitudini delle Nazioni orientali;
e in esso i Ruteni Austriaci avrebbero per avventura un onore da eccitare
la invidia anche di tutti gli Scismatici della loro Nazione sia però
nella erezione di una Chiesa Primaziale, sia molto più in quella di
un Patriarcato convien ricordarsi del lagrimevole abuso, che fecero altre
volte della loro autorità i Prelati delle principali Chiese di Oriente;
e perciò a rimuovere un simile pericolo sarà di assoluta necessità
di apporre in tal direzione le cautele e le limitazioni convenienti.
Del resto in ambedue i casi non è senza difficoltà la scelta
della Sede da assegnarsi sia al Primate sia al Patriarca; poichè l'unica
Chiesa
Rutena che abbia presentemente un rango distinto è quella di Leopoli;
ma forse la Ungheia non sarà contenta che I suoi Ruteni siano assoggettati
ad un Prelato di Galizia 24. In questa
ipotesi converrà o ristringere per ora la provvidenza ai soli Ruteni
della Galizia medesima (nella quale potrebbe col tempo ammentarsi il numero
dei Vescovi di quel rito), o dare a quel nuovo superiore ecclesiastico una
residenza alternativa, o in fine rinunciando all'idea del Patriarcato, far
due Primati uno per la Galizia, ed uno per la Ungheria. Intanto il S. Padre
prima di prendere su tutto 1'esposto argomento una positiva determinazione
ha voluto che fossero comunicati confidenzialmente all’Imperiale e Reale
Gabinetto Austriaco i suoi divisamenti, per conoscere quali possonio essere
in proposito i desiderii di Sua Maestà, e quindi risolvere con riscambievole
intelligenza. Non saprebbesi da Sua Santità dubitare, che l'augusto
Sovrano non sia per dare in questa circostanza una prova novella della sua
deferenza verso la S. Sede, e del suo impegno nel secondare le di Lei Apostoliche
cure con ogni maniera di protezione e di aiuto.
Si è dato di sopra un cenno della decadenza in che ora trovasi l’Ordine
Basiliano; i cui Monaci furono in altri tempi di grande onore ed aiutarono
efficacemente lo zelo del Clero Ruteno25.
Sarebbe al certo cosa utilissima il ravvivarne lo spirito; e si potrebbe fin
da ora adottare a tal uopo una misura preliminare. Tale saria da deputazione
di un qualche abile Prelato Ruteno che visiti i loro Monasteri con Apostolica
autorità 26. Sembra questo l'unico
mezzo di conoscere a fondo lo stato, in cui essi si trovano, sia nell’economico,
sia negli studi, sia nella osservanza della regolar disciplina; e per ravvisare
quindi le risorse che possono aversene per un successivo miglioramento. La
S. Sede ha informazioni vantagiosissime della pietà, dello zelo e della
prudenza di Monsignor Iachimovicz 27
Ausiliare dell’ Arcivescovo di Leopoli; e si proporrebbe di affidare
al medesimo la detta visita, concorrendovi il gradimento di Sua Maestà
Imperiale Reale Apostolica.
2.
Vienna, 8 VI. 1843.
Il Nunzio di Vienna scrive al Segretario di, Stato che il Principe Metternich è d’accordo con la Sede Apostolica sul progetto del Patriarcato e per rea1izzarlo presta la sua efficace cooperazione.
ASV, Archivio della Nunziatura di Vienna, vol. 280F, fol. 84-5.
Segret. di Stato
Progetto sui Ruteni di Galizia
8 Giugno 1843.
Non poi desiderassi 28 adesione più completa e più volenterosa dalla parte del Signor Principe di Metternich 29 al progetto sui Greci-Uniti di questa Monarchia che V. Em.za. gli ha fatto comunicare da questo Signor Conte Lutzow 30 in separato Pro-Memoria. Esso Sig. Principe vi trova tutta la convenienza e l'utilità possibile, e più volte mi ha ripetuto, che il detto Pro-Memoria è un lavoro perfetto in tutte le (f. 84 v.) sue parti, che non lascia nulla a desiderare e che gli ha servito per avere di tutto l’affare una nozione la più esatta e la più completa, nulla essendo sfugito all’Em.za Vostra di ciò che è necessario avere in vista nella pertrattazione di simile affare. Si vede bene, soggiunse quindi con accento di vera sodisfazione, che la S. Sede conosce perfettamente il vero stato dei Greci-Ruteni di Galizia e dei Greci-Uniti di Ungheria; sono le sue stesse parole.
Siccome l'affare deve esser trattato per le vie ordinarie, egli lo ha già
messo in corso, e si riserva a darne officiale riscontro quando potrà
esprimere a Vostra Em.za la definitiva intenzione di Sua Maestà in
proposito. Egli sarebbe d’opinione che giovarebbe riunire sotto un sol
Capo quelli di Galizia e quelli di Ungheria, e che per non mettere in troppa
collisione la dignità di Primate con quella già esistente in
Ungheria, sembrarebbe preferibile quella di Patriarca. Ciò non è
però che una pura sua semplice e momentanea riflessione e si riserva
dopo più maturo esame di entrare ne' rispettivi detagli. Fratanto assicura
che dalla parte di questo Governo si presterà senza il minimo dubbio
la più pronta edefficace cooperazione; poichè per se stesso
ç chiaro quanto ciò contribuisca pure a conservarsi più
fedele ed ossequiosa una parte così (f.85) considerabile di sudditi...
3.
Vienna, 15. XI. 1844.
Il Nunzio di Vienna rassicura la Sede che Metternich, nonostante le difficoltà, vuole realizzare il progetto del Patriarcato.
ASV, Archivio della Nunziatura di Vienna. vol. 280G, fol. 152-154.
Segreto di Stato
Greci-Ruteni Uniti
15 Novembre 1844.
Mi fu gratissimo dare pronta esecutione agli ordini comunicatimi... 31
(f. 153 v.) In tale occasione fu del tutto spontaneo dalla parte del Signor
Principe (Metternich) il tenermi proposito del noto progetto della S. Sede
di elevare la Sede Arcivescovile Rutena di Lemberg o qualche altra del medesimo
Rito in questa Monarchia ad una maggiore dignità sia Patriarcale, sia
Primatiale. Egli diffatti mi ripetè che non lo ha perduto di vista,
e che malgrado le somme difficoltà che s’incontrano per poterlo
ridurre ad effetto tuttavia ne riconosce la convenienza ed il vantaggio. Però
durante la Dieta di Ungheria 32 non
era prudenza di mettere in campo un progetto simile, poichè qualunquemodo
si fosse annunziato, ed anche supposto il consenso de’ Greci Uniti di
Ungheria, era troppo probabile che l'opposizione se ne sarebbe servita per
un altro elemento à suoi continui e pazzi clamori, potendo far credere
che si volessero sottoporre ad un'autorità straniera, o almeno non
nazionale. Nè d'altronde sembrarebbe opportuno il lasciarli esenti
dalla giurisdizione di un Primato (f. 154.) o Patriarca dello stesso loro
rito qualora venisse costituito nella Monarchia onde non generare fra essi
l'idea di una supposta divisione.
Ora però che si pose fine a questa tempestosissima Dieta mi promise il prelodato Signor Principe, che si continuerà con impegno l'esame del pregetto di discorso, per poter decidere in quale latitudine ed in qual modo converrà meglio adottarlo onde ridurlo ad effetto.
4.
Vienna, 19. IV. 1851,
Il Nunzio Apostolico di Vienna nella sua lunga relazione giudica ancora inopportuna l’erezione di un Patriarcato per gli Ucraini Cattolici d’Austria.
ASV, Acta S. Congregationis Concistorialis, an. 1853, vol. Il. fasc. 45, s. n.
Riflessi di Monsignor Nunzio di Vienna33
sull'erezione di 'un Patriarcato o Primazia che comprenda i Greci esistenti
nell'Impero Austriaco, trasmessi col dispaccio N. 557. del 19. Aprile 1851
34.
Religione professata dalle popolazioni slave.
Mi farò ora a parlare della religione professata dalle diverse razze slave limitandomi però a dire che all'infuori della Bosnia, della Serbia, della Bulgaria e della Russia in cui la religione dominante è la greca scismatica, tutte le altre razze slave professan la religione cattolica, sia secondo il rito latino, sia secondo il rito greco unito.
Grandi sono le perdite fatte della Chiesa tra le popolazioni di rita greco unito nella Lituania, nella Volinia nella Samogizia e nell'Ukrania, tanto sotto il regno di Caterina 35 che nell'attuale Imperator di Russia 36, Dopo queste perdite i cattolici slavi di rito greco unito oltre a quelli che ancora esistono nell'Impero russo e che per la più parte costituiscono la Diocesi di Chelma sono ridotti ai ruteni esistenti nella Galizia, a quelli che si trovano nell'Ungheria e finalmente a quelli che formano la piccola Diocesi di Crisio nella Croazia.
I ruteni della Galizia sono press'a poco al numero di 2,100,000. Di più
nella Bukovina vi sono circa altri 80,000 ruteni dello stesso rito. È
noto trovarsi questi riuniti sotto due Diocesi, cioè 1'Arcidiocesi
di Lemberg, e quella di Premislia.
La Diocesi di Munhasz nell'Ungheria conta 454,085 ruteni del rito suddetto.
Quella di Eperies ne conta 177,127 inoltre v'è la Diocesi di Crisio
che non numera se non 16,000 anime che Professano il rito succennato.
Condizione dei ruteni di rito Greco unito
Acciò la S. Sede sia in grado di apprezzare il valore che debba esser dato alle asserzioni dell' Abbate Terlecki 37 intorno ai grandi pericoli cui si trovano esposte le popolazioni rutene di rito greco unito e giudicare quindi dell'opportunità dei mezzi onde ovviare ai medesimi, mi reco a dovere di tracciar qui alcuni cenni intorno allo stato in cui si trovano, i Greci cattolici nella Galizia nell'Ungheria e Croazia.
E incominciando dalla Galizia dirò essere i ruteni (al numero di più
di due milioni) esclusivamente cattolici di rito greco unito senza mescolanza
alcuna e senza alcun contatto con gli scismatici.
I Ruteni della Galizia non hanno a temer cosa alcuna per la loro religione.
Il popolo è sinceramente attaccato alla Santa unione ed il clero vien
assicurato esserlo egualmente.
L'Arcivescovo greco cattolico di Lemberg Monsig. Lewiki 38
è un Prelato pio, dotto, e zelante, che malgrado l'età
sua avanzata e le sue infermità è instancabile nel promuovere
il bene dei fedeli alla sua cura affidati e nel dar opera che sempre più
saldamente restino congiunti al centro d'unità.
Vien egualmente apprezzato lo zelo del Vescovo greco cattolico di Premislia
39, vien lodata la di lui pietà
il di lui zelo ed il di lui attaccamento alla Chiesa Cattolica.
Nella Galizia allora soltanto si sarebbe a temere per la Sacra unione qualora
i Vescovi ed il Clero fosser meno addetti ai principj cattolici, e qualora
il Governo si adoprasse di promuover lo scisma; ma il primo non è a
temersi, e neppure il secondo può offrire un motivo di timore, stantechè
il Governo austriaco trova esser nel suo interesse di consolidar sempre più
la Santa unione nei suoi stati per le ragioni che verranno ora accennate.
L'Austria conosce bene che una potenza così colossale come è
la Russia tende sempre ad estendersi ognor vieppiù, e teme forse non
senza ragione che il Gabinetto Russo voglia ampliar la sua potenza non più
su contrade barbare ma in paesi civilizzati.
L'elemento di forza della Hussia è lo scisma, col mezzo del quale lo Czar viene al esercitare sui popoli scismatici che si trovano in altri stati una notabile influenza; mentre è considerato dai medesimi come il protettore e direi quasi il Pontefice massimo della loro religione.
Difatti gli scismatici dell'Impero Austriaco si mostrano più o meno aderenti alla Russia il che come è ben naturale sommamente dispiace all' Austria.
Il Governo Austriaco pertanto non fa cosa alcuna a dire il vero contro i Greci scismatici suoi sudditi, ma sente che questo elemento men gli è omogeneo ed anzi si adopra di rafforzar sempre più il principio cattolico tra i greci uniti come quello che offre più di analogia col suo essere e men di pericolo rispetto all'influenza russa. Egli è sotto questo punto di vista particolarmente e per le ragioni succennate che il governo austriaco desidera l'erezione di una nuova Diocesi nella Galizia che estenda la sua giurisdizione anche nella Bukovina 40.
Altra è la condizione dei greci uniti nell'or nominata provincia. Nella Bukodna i ruteni cattolici non sono che al numero di 80,000 mentre gli scismatici compresi I Valachi sono circa 300,000 e sono non men di numero che di facoltà superiori ai cattolici; a ciò si aggiunge essere accaduto almen per l'addietro che un qualche Archimandrita Russo si sia introdotto in quella provincia per esercitare il proselitismo scismatico e v'è il caso di uno di tali emissarj che arrestato dalle autorità austriache fu ricondotto al di là delle frontiere Russe e rimesso alle autorità del governo Russo che vollero farlo passare per pazzo.
Nella suddetta provincia però per l'erezione della Diocesi succennata verrà provveduto non solo alla conservazione della fede cattolica ma ben anche alla conversione degli scismatici che come si assicura sono molto vacilianti nella fede.
Non dissimile dalla condizione in cui si trovano i Ruteni cattolici della Galizia si è quella dei Ruteni nell'Ungheria, che costituiscono le Diocesi di Eperies e eli Munkatz.
Questi trovantisi in una contrada cattolica e non essendo in alcun contatto con scismatici non hanno cosa alcuna a temere per la loro fede sempre che il clero sia realmente attaccato alla Santa unione.
Questo è senza meno il caso della Diocesi di Eperies in cui il Vescovo
Monsig. Gaganetz41 è sicuramente
addetto ai principj cattolici e devoto alla Sede Apostolica.
V’è chi crede che men sicuri siano i sensi del Vescovo di Munkatz
Monsig. Popowicz42 sebbene il clero
della sua Diocesi si mostri del tutto cattolieo. Non ho cose particolari a
dire dei Greci uniti che forman la piccola Diocesi di Crisio, i medesimi vivon
tranquilli senza che abbian cosa alcuna a temere per la loro fede.
Opportunità di dar maggior lustro al rito Greco unito.
Da quanto finora è stato esposto potrà rilevarsi che dalla Bukovina in fuori i Ruteni Greco-uniti non si trovano esposti ad alcun pericolo, ciò non ostante qualor venisse proposta la questione se sia espediente di far qualehe cosa, che servisse a dal' maggior lustro al rito Greco-unito particolarmente nella Galizia non esiterei a rispondere affermativamente per le ragioni che or son per accennare.
Il governo Russo ha adoperato ogni mezzo di violenza onde distruggere nei suoi dominj la Santa unione, e forzare i greci uniti ad abbracciar lo scisma. Disgraziatamente vi è in gran parte riuscito e le famiglie di coloro che passarono allo scisma sotto Caterina son diventate del tutto scismatiche. Non così è però dei Greci-uniti che l'Imperator Nicolao ha voluto costringere a passare allo scisma 43. Si assicura che moltissimi tra questi restan tuttora cattolici nel loro cuore sebbene siano del tutto abbandonati e sforniti d'ogni mezzo onde soddisfare ai loro doveri religiosi.
Sotto l’Imperator di Russia non vi resta più che la Diocesi di Chelma di rito Greco-unito e questa è esposta a mille insidie ed inganni dalla parte dei fautori dello scisma.
Ogni cuor cattolico pertanto deve riconoscere l'importanza di dar sempre maggior lustro e maggior forza al rito Greco-unito nelle contrade in cui la sua esistenza non è minacciata.
I Ruteni della Galizia si trovano sulla frontiera della Russia. Tempo verrà non è a dubitare, che i principj di toleranza religiosa verranno a prevalere anche nell'Impero Russo, ed il rito Greco unito, particolarmente nella Galizia, dev'esser considerato come una semenza che a suo tempo porterà frutti abbondanti, cme mezzo più acconcio di attirare all'unità cattolica coloro che sono stati strappati dalla Chiesa.
Esame sul progetto dell’erezione di un Patriarcato.
Ben ponderato lo stato delle cose mio umil parere sarebbe, che nel momento attuale mello opportuno fosse per esser l'erezione di un Patriarcato nel senso esposto dal dubbio succennato, ma bensì stimerei molto opportnno che venisse conferita la dignità di Primate all' Arcivescovo greco unito di Leopoli, che esercitasse giurisdizione sui Vescovi suoi Suffragani a seconda dell'idea concepita ed espressa già dalla Santità di N. S.
Allorchè si parla di Patriarca pei greci uniti esistenti nella Monarchia austriaca dovrebbe in tendersi che anche i vallachi che costituiscono la Diocesi di Fogaras al numero di 652,239 e quella di Gran-varadino che conta 100,372 anime dovessero far parte del Patriarcato medesimo; or questo a mio credere non sarebbe espediente.
I vallachi non sono slavi e si gloriano di essere razza romana e di fatti si chiamano romani o rumeni: la loro lingua ha molta anologia colla lingua latina.
Tra i vallachi e gli slavi regna molta poca simpatia e come non piacerebbe ai ruteni di trovarsi sotto un Patriarca vallaco così non piacerebbe ai vallachi di star sotto la giurisdizione di un Patriarca ruteno.
I vallachi tengon somnamente alla loro nazionalità ed è appunto per questo sentimento di nazionalità che i vallachi scismatici della Transilvania e quelli che sono sparsi nel Banato non vogliano riconoscere l'autorità del sedicente Patriarca di Carlovicz per cui è nato uno scisma nello stesso scisma.
Alla testa dei vallachi che non voglian riconoscere il Patriarca Rajacicz v'è il Vescovo scismatico Schaguna44 che dice esser cosa indegna che i vallachi si trovino sotto la giurisdizione di un Patriarca nativo della Serbia. Il medesimo si servirebbe dello stesso argomento per trar allo scisma i cattolici di rito greco unito dicendo del pari esser cosa indegna che i vallachi si trovino sotto la giurisdizione di un Patriarca ruteno.
Nè crederei che i ruteni dell'Ungheria fossero ammessi a far parte del progettato Patriarcato, poichè giudico esser più confacente al ben della religione che i medesimi restino sotto la giurisdizione metropolitica del Primato di Ungheria 45.
L'Arcivescovo di Gran nella sua qualità di Primate gode di moltissima autorità nell'Ungheria, tanto presso il popolo che presso il Clero e l'Episcopato ungherese: la sorveglianza da lui esercitata particolarmente sulle sue Diocesi Suffraganee, è tanto più proficua quanto maggiore è la sua autorità che i Vescovi sono avvezzati a rispettare.
I Vescovi ruteni di Ungheria assoggettati ad un Patriarca ruteno che risiedesse in Leopoli verrebbero sottratti ad una utile sorveglianza senza che il vantaggio cui si rinuncierebbe fosse supplito d'altro vantaggio; la sorveglianza del Patriarca non sarebbe di gran momento atteso anche la difficoltà delle comunicazioni tra una contrada e l'altra.
A ciò si agginnge che l'Episcopato ungherese si riunisce di tempo in tempo in conferenze ove si tratta dei bisogni delle diverse Diocesi degli abusi che si vanno introducendo, dei mezzi onde opporre rimedj ai medesimi e di altre cose di tal natura.
In queste conferenze accade che i Vescovi latini, le cui Diocesi si trovano limitrofe delle Diocesi greco unite, qualora abbian contezza, che uno spirito men cattolico si mostri, sia nel popolo sia nel clero dei greci uniti, ne domandan ragione ai rispettivi Vescovi e quindi vengon prescritte le misure affine di ovviare al male.
V'è anche di più ed è che nell'Ungheria vi sono dei Seminarj generali ove sono educati ed istruiti pel sacerdozio dei chierici appartenenti a tutte le Diocesi di quel regno; i chierci de' greci uniti vi sono ammessi come quelli di rito latino, dal che si ritrae immenso vantaggio non solo perchè l'educazione e l'istruzione che i medesimi vi ricevono è del tutto sana e cattolica ma ben anche perchè vivendo in uno istituto di rito latino sempre più in loro si consolida l'attaccamento verso la Chiesa cattolica.
Inoltre poi convien riflettere essere le Diocesi rutene nell'Ungheria meschinamente dotate e ne' loro bisogni hanno finora tratto de' generosi sussidj dal così detto fondo di religione ungherese di cui esse or godono perchè fanno parte della Chiesa ungherese, ma che verrebbero a perdere qualora dalla medesima venissero dismembrate.
V'è in ultimo un altro riflessione è che la nazione ungherese e quell'Episcopato mal soffrirebbe che le Diocesi greco-unite venissero ad esser separate dalla Chiesa d'Ungheria e questo è un riflesso che deve tenersi in gran conto.
Pei motivi finora sviluppatti è mio debole parere che non si debba pensare all'erezione di un Patriarcato che si estenda a tutti i greci uniti e riputerei molto più vantaggiosa, come di sopra ho accennato la nomina già sapientemente avuta in vista dal S. Padre di un Primate per i greci uniti della Galizia e della Bukovina, quand'anche il medesimo non avesse che la giurisdizione metropolitica sui Vescovo della provincia ecclesiastica. Come questo è il caso del Primate d'Ungheria e dell' Arcivescovo di Praga che pur prende il titolo di Primate della Boemia.
5.
Roma, 15. III. 1853.
La S. Congregazione degli Affari Ecclesiastici Strardinari, nelle nuove circostanze createsi, decide negativemente sull'erezione del Patriarcato.
ASV, S. Congregationis Concistorialis, an. 1853, vol. II. fasc. 45, s. n.
Sacra Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari 1853, Sessione
n. 310, 15 Marzo 1853.
Nella Camera al Vaticano dell'Em.mo Signor Cardinale Antonelli, Segretario di Stato, si tenne la Congregazione a cui intervennero gli Em.mi Cardinali: Patrizi, Mai, Fornari, Altieri, Antonelli, Santucci; ed i Monsignori: Barnabo Segretario di S. C. de Propaganda Fide, A. Mattei Segretario della S. C. Concistoriale, e Ferrari Sottosegretario degli Affari Ecclesiastici Straordinarii.
AUSTRIA
PROVVIDENZE PER LI GRECI DELL'IMPERO, ED EREZIONE DI PROVINClA ECCLESIASTICA
DI ALBA GIULIA NELLA TRANSILVANIA
1. Esistono nella monarchia Austriaca molti millioni di Slavi sparsi in diverse provincie, e particolarmente nell'Illirico, nell'Ungheria, nella Galizia, nella Moravia, e nella Boemia. La storia della famiglia Slava non è ben conosciuta per rispetto ai tempi che precedettero le loro emigrazioni in molte provincie Romane, e nell'Oriente; sembra però certo che essi fossero un popolo Scita. Narra Procopio46 che questi Slavi detti anche Schleveni trapassarono l'Istro, che serviva di confine al loro paese, ed innvasero l'Illirico ai tempi dell'Imperatore Giustino; ma però l'emigrazione di questi popoli nelle varie regioni che occuparono devono ascriversi a tempi diversi 47.
2. I Ruteni o Pruteni detti ancora Rossii sono una delle tribù Slave che rimasero più vicine all'originaria e primitava loro patria, che secondo la carta geografica di Binetau corrisponderebbe presso l'amplo Governo di Novogorod fra le odierne città di Pietroburgo, Riga, e Mosca. Tralasciando d'investigare il tempo, ed il modo con cui i Ruteni abbracciarono la fede di Gesù Cristo48, e passando sotto silenzio la loro unione alla Chiesa Cattolica sotto Clemente VIII49, è a dirsi che i medesimi occuparono nella Monarchia Austriaca la Galizia, ed una parte dell'Ungheria. Nella prima si è formata una Metropolìa ora composta dell' Arcivescovo di Leopoli, e del Vescovo di Premislia; nella seconda, ossia nel Regno di Ungheria sono state erette due Diocesi, una in Munckatz nel 1771, l'altra in Epereies nel 1818. Per la Croazia poi e Schiavonia la sa: me: di Pio VI nel 1777 eresse la Diocesi Greca di Crisio, la quale peraltro è composta non di Ruteni, ma di Serviani. Queste Diocesi di rito Greco non sono legate fra loro da verun nesso gerarchico, dipendendo tutte dal MetropoIitano latino. Fu particolarmente per li Ruteni della Monarchia Austriaca che Gregorio XVI concepì l'idea di erigere un Patriarcato che tutti li comprendesse, come si dirà appresso.
3. Oltre i Ruteni esistono nella Monarchia Austriaca anche i Valachi. Avendo
i Romani conquistato la Dacia sotto Trajano, vi mandò l'Imperadore
molte colonie di Romani e Sarmati, che prima dell'irruzione dei Goti e degli
Unni abitavano quella vasta provincia, la quale siccome comprendeva le due
Valachie, così è da credersi che da queste quei popoli prendessero
il nome di Valachi, ritenendo però anche il nome di Romeni dall'antica
loro origine.
4. La Dacia abbracciava quel che ora è il Banato di Temesvar, parte
dell'Ungheria, la Bukovina, l'estremità meridionale della Galizia,
la Moldovia ad occidente del Pruth, e la Valachia. La capitale della Transilvania
era Alba Giulia, così detta o da Giulio Cesare, o come altri credono
da Hiulia Principe degli Unni. I Valachi appartengono quasi tutti alla Chiesa
Greca,ed hanno adottato l'alfabeto Slavo. Il loro linguaggio è un latino
corrotto, misto di Slavone. Innocenzo XlI nel 1721 eresse una Chiesa Vescovile
di rito Greco sotto il titolo di Focaratz per li Valachi di Transilnwia, convertiti
alla fede cattolica; e più tardi, cioè nel 1777 fn eretta da
Pio VI la diocesi di Gran Varadino pure di rito Greco.
5. Le presenti circostanze dei Valachi nella Transilvania hanno, richiamato l'attenzione e le sollecitudini dei Vescovi di Ungheria riuniti insieme a Strigonia nell'agosto 1850, i quali con apposita memoria diretta all'Imperatore espmiero la necessità di erigere due nuovi Vescovi di rito Greco nella Transilvania, e che una delle Sedi episcopali di detto rito fosse elevata al grado di Metropolitana.
6. La Santità di N. S. mentre non ha esitato un momento a dichiararsi
in favore della di mandata erezione, nello stesso tempo nella sua sapienza
ha considerato la gravità della cosa pei seguenti motivi.
a) Perchè ancora non è stato definitivamente risoluto in massima
il progetto di erigere un Patriarcato o Primazia di rito Greco che comprenda
tutti i Greci esistenti nell'Impero Austriaco.
b) Perchè l'erezione di una provincia ecclesiastica dell'anzidetto
rito in Occidente, indipendente da un Patriarca Nazionale presenta qualche
cosa di nuovo che merita matura considerazione, onde sia regolata secondo
la disciplina della Chiesa Orientale.
c) Finalmente perchè non è facile di determinare i rapporti
di soggezione del nuovo Arcivescovo Greco con quello latino di Strigonia.
11. La brevità del tempo non permette che accennare di volo le cose, e principiando dal primo convien ricordare che Gregorio XVI di sa. me. nella gran vista di conservare nella fede i Ruteni dell'Impero Austriaco, e dare un forte eccitamento a quei tanti defezionati nella Russia, concepì l'idea dell'erezione di un Patriarcato. Questo progetto corredato, del voto di un Consultare fu esaminato nella Sessione generale dei 27 Aprile 1843, tenuta avanti lo stesso Pontefice, e si convenne nella massima di dare ai Ruteni compresi nella Monarchia Austriaca un Capo ecclesiastico fornito di particolare onoranza, e di convenienti prerogative, il quale poteva essere un Patriarca, ovvero un Primate, od anche due Primati uno per la Galizia, l'altro per' l'Ungheria.
12. Questa idea con apposita pro-memoria fu comunicata all'I. R. Gabinetto Austriaco (Som. num. III). Il Sig. Principe di Metternich innalzò alle stelle il progetto, dicendo che la S. Sede conosceva perfettamente il vero stato dei Ruteni e Greci di Galizia e di Ungheria; ed opinava che tornasse meglio di dare un solo Capo a tutti col titolo di Patriarca, anche per evitare la suscettibilità del Primate di Ungheria. Conchiudeva coll'assicurare la più pronta ed efficace cooperazione. Ma però per parte di quel Governo non si parlò più di questo affare.
13. La Santità di Nostro Signore non perdendo di vista l'enunciato
progetto del suo Predecessore, fece scrivere in proposito a Monsig. Nunzio
di Vienna. Questi fin dall' Aprile 1851 rispose somministrando molte notizie
interessanti (Somm. Num. IV.): ed esternando il suo parere, diceva che nel
momento credeva meno opportuna l'erezione di un Patriarcato, ma bensì
opportunissimo che all' Arcivescovo Ruteno di Leopoli si conferisse la dignità
di Primate per l'a Galizia. Ecco le sue ragioni per escludere il Patriarcato,
ed anche la Primazia di Ungheria.
a) I Valachi non sono Slavi, e nutrendo per questi poca simpatia non gradirebbero
di trovarsi sotto un Patriarca Ruteno. La Diocesi di Fogaratz conta 652,239.
Valachi, e quella di Gran Varadino 100, 372.
b) I Ruteni di Ungheria assoggettati al Patriarca di Leopoli, sarebbero sottratti
dalla sorveglianza del Primate Latino ad essi molto utile, e cui già
sono assuefatti; non avrebbero più luogo nelle conferenze dell'Episcopato
Ungherese, i Chierici non verrebbero più ammessi ai Seminarii generali
insieme ai Latini.
c) In fine la Nazione e l'Episcopato Ungherese mal soffrirebbe che le Diocesi
Greco-Unite venissero ad esse separate.
14. Sebbene queste ragioni che si riferiscono all'Ungheria siano gravissime, nondimeno è facile il prevedere che eretta la Metropolìa di Alba Giulia pei Valachi, e sollevato alla dignità di Primate l'Arcivescovo di Leopoli, non tarderebbero molto i Ruteni di Ungheria a reclamare anche per essi una consimile providenza: il Governo nella vista, politica ne sarebbe penetrato, ed allora si toglierebbe alla S. Sede tutto il merito della spontaneità. È vero però che tolte all'Ungheria le Diocesi di Fogaratz e Gran Varadino coll'erezione della provincia di Alba Giulia, resterebbero tre sole Diocesi Greche, cioè di Esperies, di Munchatz, e di Crisio, e quest'ultima è composta di Serviani che poco simpatizzano coi Ruteni.
15. Torllando all' Arcivescovato di Leopoli è d'uopo osservare che quella provincia di presente è composta di un solo suffraganeo, il Vescovo di Premislia, giacchè quello di Chelma assegnatogli da Pio VII, dopo che quella parte di Polonia passò sotto la dominazione Russa, fu forza dichiarato immediatamente soggetto alla S. Sede. Da ciò ne segue che sarebbe un Primate con un solo Vescovo suffraganeo.
16. Peraltro riferisce Monsig. Viale50 che il Governo Austriaco desidera l'erezione di una nuova Diocesi nella Galizia, che estenda la sua giurisdizione anche nella Bukovina, dove si trovano 80,000 Ruteni Cattolici in mezzo a circa 800,000 Scismatici compresi i Valachi, ed esposti a gravissimi periculi di perversione. A ciò si aggiunga che i Ruteni uniti di Galizia acendono a più di due millioni, governati da due soli Vescovi, cosicchè sembra che col tempo si possa erigere anche un'altra Diocesi in modo, che la Bukovina abbia il suo Vescovo, e dividere in tre le attuali due Diocesi di Galizia.
17. Riferiva in fine Monsig. Nunzio di Vienna 50 che avendo egli tenuto discorso col Sig. Principe di Schwarzenberg sulla Primazia dell’Arcivescovo di Leopoli di rito Ruteno nella Galizia, e nella Bukovina, il Sig. Ministro l'avea interessato affinchè nulla fosse fatto ,in proposito fino a che il Governatore di quella provincia, che in quei giorni si aspettava a Vienna, non avesse espresso su di ciò il suo avviso. In seguito non si è ricevuta altra notizia su questo affare.
18. Stabilito che sarà in massima se coltivare l'idea dell'erezione di un Patriarcato che comprenda anche i Valachi, oppure una o due Primazie, sarà più facile di procedere intanto alla organizzazione della nuova provincia di Alba Giulia, avendo in vista che se prevalesse l'dea del Patriarcato, allora secondo la presente disciplina Orientale il Patriarca, assorbisce in se quasi tutti i diritti arcivescovili, cosicchè presso gli Orientali, come si legge nel Sinodo Libanese, Metropolitanis autem nil aliud supra Episcopos concedatur nisi honoris titulis, et in Concessibus primus locus.
DUBII
1. Se in vista delle notizie somministrate da Monsignor Nunzio di Vienna covenga coltinlre il progetto dell'erezione di un Patriarcato, o Primazia che comprenda i Greci della Monarchia Austriaca?
2. Et quatenus Affirmative, se vi si debbano comprendere anche i
Valachi di Transilvania, ed i Serviani della Diocesi di Crisio? Et quatenus
Negative se debba insistersi per lo stabilimento di due Sedi Primaziali
cioè una per la Galizia, l'altra per l'Ungheria?
3. Qualora piacesse di erigere una Sede Primaziale anche per l'Ungheria, se questa debba comprendere anche i Valachi, ed i Serviani detti di sopra?
RESOLUTIONES
1. Respousum est: Non expedire.
2. Ad primam partem provisum in praecedenti dubio. Ad secundam partem pro Sede Primatiali erigenda in Hungaria, omnes negative — pro Sede vero Leopolitana elevanda ad gradum Primatialem honoris vota affirmative, unnm dilatum, caetera negativa.
3. Jam provisum in secundo dubio.